L’amica difficile

“La zia è morta”, mi disse mia madre al telefono. “Oh,” era tutto quello che mi veniva in mente, ed era davvero tutto quello che avevo da dire. La vecchia amica di mia madre, nostra madre, la sua amica di quando andava a scuola, che avevamo sempre chiamato “la zia”. Mia madre e “la zia” hanno passato bei momenti insieme. Erano andate a scuola insieme, avevano scelto la stessa educazione, avevano sostenuto gli esami contemporaneamente. Non era facile in quegli anni per due  ragazze che avevano visto la guerra e che erano cresciute in una casa con regole severe. Ma entrambe avevano un’indole allegra e una certa esuberanza; in vecchie foto di cui ho memoria, avevano messo le gonne con dietro le stecche, in modo da essere più in linea con la moda del momento.

Non so quando la vita della “zia” ha preso una piega diversa, non ho avuto questa intuizione. Ma l’ho sentito da adolescente e ancora di più a mano a mano che crescevo, che invecchiavo. La “zia” si era sposata, proprio come mia madre, ma il suo matrimonio era rimasto senza figli. La “zia” aveva organizzato bene la sua vita, viveva in un bell’appartamento in mezzo a mobili e suppellettili antiche, si occupava anche di antiquariato infatti e non era assente a nessun mercato delle pulci. Aveva molte conoscenze, e le piaceva parlare – soprattutto di se stessa. Per molti anni io e mia sorella abbiamo fatto visita alla “zia”, ci ha preparato torte e regalato cioccolato e ci siamo sentite così felici, che  quando ci hanno chiesto cosa volevamo fare da grandi, abbiamo detto “la zia”. Ci piaceva anche ascoltarla quando parlava, ma a un certo punto abbiamo notato che ascoltavamo sempre più “pazientemente”. Qualcosa era cambiato, e mia madre sembrava trovare difficile questo cambiamento. La “zia” parlava e parlava. I racconti e le storie divertenti della sua vita sembravano sempre più amareggiati. Il servizio dell’hotel in vacanza lasciava a desiderare, la commessa del panificio era poco amichevole e la posta era generalmente troppo lenta. Improvvisamente il mondo e la vita erano per lei ingiusti, la “zia” sottolineava in ogni conversazione quanto cercasse di fare tutto per bene e si lamentava di essere fraintesa da tutti. “Devo chiamare di nuovo “la zia”, ho sentito dire a mia madre, e poi ha rimandato ad un altro giorno. Tuttavia per mia madre sembravano comunque peggiori sembravano essere gli incontri personali con „la zia“ – che io e mia sorella avevamo smesso da tempo. Mia madre tornava a casa, sembrava esausta e raccontava di “monologhi infiniti della zia”. Alla mia cauta domanda sul perché lo facesse ancora, mia madre rispose: “Non se ne accorge, eppure è la mia più vecchia amica”. Così ora “la zia” è morta. Per molto tempo non è stata bene fisicamente, ma mentalmente è sempre stata cristallina. “Mi chiamò quella sera”, disse mia madre. “Mi ha ringraziato per la nostra amicizia e per la mia pazienza. Quella notte è morta. Lei lo sapeva. Sapeva di essere un’amica difficile. Penso che sia stato un gesto molto bello”.

 

Photo: Birke Wache